martedì 15 luglio 2008

vele spiegate


Che cos’è, alla fine, che fa ‘andare avanti’ un testo, che cos’è che invoglia a continuare la lettura? Come per il tempo in Agostino di Ippona, se non me lo chiedi lo so, se me lo chiedi non lo so. In genere sappiamo che un testo ci cattura e un altro ci annoia, ma non è facile dire con precisione da dove venga la spinta a proseguire.

Che sia la sintassi (come credo io) a dare energia propulsiva alla scrittura, che sia la capacità di far camminare la storia o altro, è però necessario che questa energia assuma un carattere rotondo e plastico, e soprattutto silenzioso, capace di ‘gonfiare’ il testo facendolo muovere senza attriti interni, proprio come fa il vento con le vele. Niente a che vedere con il burbero e chiassoso rodere dei motori… (foto di J-J. Fin)

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ola Massimo!

Un testo è una macchina, disse qualcuno dei Giganti che ammiro. Non solo produce interpretazioni, ma è anche complessa, a volte così complessa che l'analisi è possibile solo per alcuni pezzi, molle e bulloni.

Non è detto che la macchina sia a gasolio: ce ne sono, rumorose, ingombranti, eppure portano il lettore a destinazione. Se riescono male, li chiamo polpettoni.

Suggestiva l'idea del vento nelle vele, il vento è silenzioso ma mutevole, può cessare di colpo e darti troppa spinta... Accade proprio così per certi libri. I miei preferiti, I suppose.

C'è anche un altro paragone possibile, quello col treno a vapore: locomotiva a temperature d'inferno, da cui esce un fumo bianco, il rumore se lo becca tutto il macchinista/scrittore; i passeggeri di prima si godono il viaggio...

Buona giornata!,

Grenar

massimo tallone ha detto...

Ciao Grenar!
Anche il commento fa parte del testo (ogni lettura è una versione, disse uno dei Giganti, cieco) e lo modifica, è vento, è forza, è spinta, è vela.
Vola.
Ciao.
M.