martedì 15 dicembre 2009

Doppio inganno al Valentino


E' uscito il mio nuovo romanzo dal titolo DOPPIO INGANNO AL VALENTINO (Fratelli Frilli editori). I protagonisti sono ancora una volta l'irriverente e sgangherato Cardo, che narra in prima persona con la sua linguaccia scollacciata, e Ribò, distaccato e silente come sempre...

venerdì 25 settembre 2009

traino


Fra pochi giorni uscirà per i tipi della UTET il mio Dizionario ironico della cultura italiana, collegato, con funzione di traino, alla grande opera UTET dal titolo La Cultura Italiana , a cura di Luca Cavalli Sforza. Insomma, come si vede nei porti, una minuscola pilotina che tira un transatlantico...
In ogni caso, ho molto riso, scrivendolo.

martedì 22 settembre 2009

vendemmia

Anche nei processi creativi bisognerebbe assecondare i ritmi naturali: ottobre, tempo di vendemmia, e dunque tiriamo giù dai tralci i testi prodotti nei mesi precedenti, diradiamoli eliminando gli acini difettosi e mettiamo il tutto nei tini. Così può cominciare l'opera di affinamento, di fermentazione; si aggiungono gli stabilizzanti, si perfeziona la maturazione, e a marzo si imbottiglia il testo, pronto per essere offerto, secondo i casi, agli amici, ai conoscenti di zona, alla propria regione, al mondo. Ma quest'ultima, ovvero la potenzialità commerciale, non dovrà in nessun caso minare la qualità. Del resto è noto, vini preziosissimi giungono da piccole vigne con poca distribuzione.

giovedì 10 settembre 2009

gesti

Per 'entrare' in una persona, con l'obiettivo di trasformarla in un personaggio, non è necessario entrare nella sua testa; è sufficiente 'entrare' nel suo corpo, ripeterne i gesti, le movenze, la camminata, le espressioni. Da questi discenderanno i pensieri e gli stati d'animo.

martedì 30 giugno 2009

api

Si 'concepisce' un romanzo operando un po' come le api quando impollinano i fiori. Si passano in rassegna sviluppi, scenari, soluzioni stilistiche, attacchi, viaggiando di fiore in fiore e lasciando qua e là tracce volanti accumulate nei vari passaggi. Poi, alcuni granelli di quel pulviscolo fecondo si aggrumano, generano una forma dapprima imprecisa e poi via via più nitida, ed ecco che infine l'idea generale dell'opera si delinea. Da lì in poi è soltanto questione di tecnica.

sei minuti

"Se il mio medico mi dicesse che mi rimangono solo sei minuti da vivere, non ci rimuginerei sopra. Batterei a macchina un po' più veloce"
Isaac Asimov
Sono d'accordo con Asimov, e ringrazio Roberta Anau per avermi inviato la citazione.

venerdì 26 giugno 2009

saluto militare

Io trovo un che di 'letterario' nello scoprire le ragioni pratiche e oggettive di gesti che crediamo rituali. Sono stato colto da un'onda piacevole di stupore (appunto, simile al piacere della letteratura) quando ho scoperto che il saluto militare - mano tesa portata alla tempia - nasce dall'esigenza antica di tenere sollevata la celata dell'elmo per poter mostrare il proprio viso.

dubbi

Vivere o scrivere? Vivere e scrivere (in quest'ordine).
Scrivere o non scrivere? Sempre meglio scrivere.
Far leggere o tenere per sé? Sempre meglio far leggere, agli amici, ai conoscenti...
Cercare di pubblicare o continuare a giocare? Cercare di pubblicare ma facendolo per gioco.
Soffrire per i rifiuti o riderci su? Soffrire soltanto per la fatica di comporre un testo con uno stile proprio, per il resto ridere di tutto e su tutto.

domenica 14 giugno 2009

vale la pena

F. S. Fitzgerald si chiedeva se valesse la pena scrivere.
A questa domanda, che mi pongo ogni giorno, oppongo di solito due risposte. La prima è no, la seconda è sì. No, se mi guardo intorno deduco in un attimo che non vale davvero la pena, scrivere. Se invece ragiono sull'utilità di tutti i miei gesti quotidiani, ecco che rispondo sì, scrivere è l'unica attività che valga la pena di svolgere, l'unica che non mi annoia e che non mi sembra vana.

martedì 2 giugno 2009

bisogno e desiderio

Scrivere tutti i giorni da un minimo di tre righe a un massimo di tre pagine è l'unica attività che da sempre considero essenziale. Non ho mai avuto esitazioni, su questa priorità, nemmeno da ragazzo, quando agivano intorno a me spinte le più varie.
Questo bisogno, vivo e presente, saldo e nutriente, non è mai stato contiguo al desiderio di pubblicare. Non che mancasse, quest'ultimo, ma, ripeto, non era contiguo al bisogno di scrivere. Occhio alle parole: scrivere come bisogno, come necessità immediata che nutre, al pari di muoversi o mangiare; pubblicare come un desiderio, ovvero astrazione non necessariamente connessa con la realtà.

domenica 31 maggio 2009

imperfezioni di qualità

Un giovane autore mi ha chiesto se sia possibile scrivere il romanzo perfetto. Gli ho risposto con una frase che avevo già usato tempo fa: "...il fascino di un testo non sempre è dato dalla sua rigorosa finitezza, ma da una luce radente, obliqua, che sfugge alle classificazioni e che spesso sguscia proprio dalle imperfezioni".

velocità e lentezza

Va bene scrivere in fretta, ma a condizione di correggere e rivedere con molta lentezza, con dedizione e meticolosità, riga per riga, parola per parola, e magari un paio di mesi dopo la stesura.

sensibili

Ci sono persone che scoprono di essere 'sensibili', ovvero capaci di percepire, negli altri, difetti come volgarità, arroganza, supponenza, strafottenza, maleducazione. Alcune di queste persone 'sensibili' ritengono che soltanto la scrittura, preservandoli dalla spocchia del mondo, li innalzi. E infatti scrivono. Ma non avendo mai cercato davvero l'altro, con tutti i suoi ripugnanti difetti, scriveranno sempre e soltanto di sé. E non troveranno mai un editore. Perché il libro è (quasi sempre) la storia di un altro.

martedì 26 maggio 2009

successo di massa

Gli autori che sognano il successo di massa hanno una idea del termine 'massa' piuttosto vaga, spesso circoscritta al giro delle proprio conoscenze o riferite alle pagine dei giornali. E allora conviene ribadire che scrivere è e resterà sempre una attività periferica, lontana dalle masse, senza dubbio elitaria (in un paese, poi, che è fra quelli con il minor numero di lettori al mondo).
Ho fatto un semplice test, a questo riguardo, chiedendo a cento persone scelte a caso nel corso della giornata (dal panettiere al barista, dalla vicina di casa al consulente informatico) se per caso avessero mai sentito parlare o addirittura letto qualcosa di Jorge Luis Borges. Bene, soltanto tredici, fra gli intervistati, sapevano che Borges era uno scrittore, e di questi solo sei ne avevano letto qualche pagina.
Dunque, si scrive per pochi, che piaccia o no. E i successi editoriali di massa sono episodi che meriterebbero analisi non soltanto letterarie...

domenica 24 maggio 2009

identità

Il desiderio di pubblicare è non solo legittimo, ma direi fisiologico, per chi ha scelto la disciplina della scrittura. Purché si tratti di un desiderio connesso con il bisogno di definire la propria identità (ovvero: scrivo, e perciò sono uno scrittore, ma se non pubblico è come se avessi una identità clandestina).
Ma se il desiderio di pubblicare nasce dalla insana voglia di notorietà, allora è meglio dedicarsi a discipline più appaganti, proprio in termini di notorietà. Basta fare un banale sondaggio fra i propri vicini di casa, citando loro nomi di autori importanti, come Bulgakov o Faulkner, e vedere che succede...

giovedì 7 maggio 2009

Bruno Schulz

"La loro perfezione metteva paura. Chiusi nella precisione e nell'accuratezza dei loro corpi, non conoscevano errore né deviazione."

Si parla di gatti. La meravigliosa citazione è tratta da Le botteghe color cannella di Bruno Schulz.
Rileggere sempre Bruno Schulz.
E' imprescindibile.

giovedì 30 aprile 2009

dottori precari


Su un certo tipo di precariato, il mio amico M. B. mi ha scritto una frase che dovrebbe stare in un libro, al di là di ogni giudizio che uno può dare sul contenuto:
Aggiungo brevemente che per come la vedo io, i laureati costretti a lavorare come camerieri, nei call center, come spazzini o come operai, non sono dottori piegati a fare umili lavori, ma sono operai, camerieri, spazzini, che hanno avuto la fortuna e il privilegio di studiare all'università. E siccome molti di loro lo hanno fatto per farsi chiamare dottore, o nella speranza di una paga più alta per acquistare beni superflui, e non per amore della disciplina studiata o per passione autentica, ecco che meritano dunque il loro tragico epilogo”.
(Foto di J-J. Fin)

conoscenza occulta


In un passo del notissimo Il rosso e il nero di Stendhal, Matilde, sopra pensiero e con la matita in mano, si accorge di aver disegnato, senza nemmeno accorgersene, il volto di Julien, un ritratto preciso, perfetto. Poi ci riprova, in piena coscienza, e si accorge di non esserne più capace.
Uno psicologo avrebbe speso cento pagine per tentare di spiegare questo processo che potremmo definire di 'criptocompetenza', dove la coscienza vigile risulta ingessata e afasica rispetto a quell'altro tipo di coscienza, quella 'incantata'.
Lo scrittore, al contrario, ci mette poche righe, non spiega nulla, tecnicamente, ma porta il lettore alla conoscenza non soltanto del fenomeno descritto, ma anche di se stesso, delle sue 'criptocompetenze' e dei modi per attivarle.
(Foto di J-J. Fin)

domenica 26 aprile 2009

declino

Non si sa come, ma di tanto in tanto saltano fuori modi espressivi e tic verbali che in poco tempo ramificano in ogni ambiente, come è avvenuto per il lezioso 'come dire', per il disgustoso 'piuttosto che' in luogo di 'oppure', per l'orrendo e più vecchiotto 'e quant'altro'. Adesso dilaga l'uso del verbo 'declinare'. Si declina tutto, a ogni ora, prima e dopo i pasti. Si parla di un libro 'declinato' in una certa chiave, si cita un tal personaggio capace di 'declinare' gli eventi del nostro tempo da una angolazione nuova, e c'è chi ripropone antichi piatti 'declinati' alla luce della nuova cucina.
Siamo in pieno declino.

domenica 19 aprile 2009

l'atleta è sugli spalti

"L'atleta è sugli spalti" è un detto attribuito a Pitagora. E forse voleva intendere che il gesto atletico deve essere percepito, deve transitare dall'atleta al pubblico per poter svolgere davvero la sua funzione (qualunque essa sia).
Questo principio vale forse anche per gli scritti, come a dire che un testo esiste soltanto se c'è chi lo legge. E da ciò discende il legittimo desiderio che anima ogni scrittore di vedere pubblicati i propri scritti.
Ma a patto che il termine 'pubblicare' sia davvero sinonimo di 'avere lettori' (ovvero, bisogna pubblicare con case editrici vere, grandi o piccole non importa, ma impegnate nella ricerca di testi e di lettori).

sabato 18 aprile 2009

l'anulare

Oggi ho composto il racconto L'anulare, per la serie dei Racconti anatomici, e dopo la doverosa revisione lo getterò in pasto agli amici di Facebook, come ogni settimana, da tre settimane a questa parte. Il bello di questa attività è che si scrive, si pubblica (sul web) e si vedono subito i risultati, le discussioni, il pilpul letterario. Che si vuole di più?

sabato 4 aprile 2009

la fisica dei libri


Ci sono libri dotati una forza di gravità loro propria.
Da mesi ho finito di leggere i Sillabari di Goffredo Parise, e non riesco ancora a metterlo là, sullo scaffale; se ne resta lì, sul tavolino dei libri che sto leggendo o appena terminati. E che dire di Una storia di amore e di tenebra di Amos Oz, letto alcuni anni fa e che continua a starsene aggrappato al mio comodino?
Alcuni libri seguono leggi della fisica diverse da quelle a noi note...

mercoledì 1 aprile 2009

pioggia di racconti


Dopo aver terminato la stesura di un romanzo mi dedico per qualche tempo ai racconti, per cambiare passo, per entrare in un ritmo sintattico diverso (un po' come si fa con i terreni agricoli, quando ogni tanto si cambia semina per 'fare respirare' la terra). Ho iniziato una serie di racconti brevi ognuno dei quali è dedicato a un organo del corpo umano, a partire dall'indice, e li lascerò cadere a uno a uno, periodicamente, sulla mia pagina di Facebook, senza passare per nessun editore.

martedì 31 marzo 2009

senza parole


Il racconto è tutto nell'immagine...

testa vuota


Ci sono giorni in cui (specie dopo aver licenziato un nuovo libro) ho la percezione netta di quanto sia vuota la mia testa. Cammino e non osservo, leggo e non registro, non scatta un pensiero, non guizza una associazione mentale. Mi chiedo addirittura come abbia potuto scrivere, in precedenza...
E però, non so bene come, ma ho la sensazione che il periodo della testa vuota sia il più fecondo, per lo scrittore.

giovedì 26 marzo 2009

Rabelais

Molti fra i manoscritti che leggo sono intrisi di psicologia.
E allora, per disintossicarmi, una bella sera (questa) prendo in mano Gargantua e Pantagruel, e in due minuti dimentico tutto il resto, e rido, e mi inchino a Rabelais.

domenica 15 marzo 2009

Kentridge



Ho visto una mostra di William Kentridge che mi ha lasciato in uno stato di beatitudine totale, prostrato di fronte all'intelligenza che diventa bellezza attraverso la semplicità. Ecco un esempio, nelle due foto, di un'opera. Entri nella stanza e vedi un grumo aereo di fili di ferro, di pezzi di cartone, di frammenti incollati fra loro. Poi giri intorno alla scultura informe e a un certo punto tutti i pezzi e i fili si compongono, per dir così, sul piano, e tu vedi una figura, da quel solo e unico punto di vista.

mercoledì 11 marzo 2009

cagnotta

Ieri ero al ristorante, da solo. Al mio fianco due avventori discutono, e uno di loro dice all'altro: "Insomma, per farla breve, alla fine ho dovuto dargli una cagnotta".
Mi sono girato su un lato e scusandomi per l'intrusione ho chiesto che cosa volesse dire cagnotta. Non ho mai visto nessuno così felice di spiegare il significato di una parola, mi ha raccontato l'antefatto (dieci minuti di racconto) per arrivare infine alla cagnotta, che sarebbe poi una mancia anticipata per ottenere un favore...

isola deserta

Al sondaggio "Quale libro porteresti con te sul'isola deserta" la maggior parte degli intervistati ha risposto La Bibbia.
Mi chiedo se il risultato sarebbe stato lo stesso se la domanda fosse stata: "Quale romanzo porteresti con te sull'isola deserta?".

martedì 10 marzo 2009

aporie

Mi piace molto la parola aporie, così, al plurale. Ma so anche che non la metterò mai in nessuno dei miei libri, per ragioni di capillarità lessicale (ovvero, cerco di evitare che chi legge i miei testi debba consultare il vocabolario). E allora l'ho scritta qui, la parola aporie, e mi sono tolto lo sfizio.

sabato 28 febbraio 2009

ancora un altro


Continuo a leggere manoscritti inediti.
M. R., che scrive in italiano ma è di lingua madre spagnola, ha imbastito un lavoro serio, puntando sulla forza che trasmette, in genere, l'onestà intellettuale. Ha affrontato temi assoluti e li ha toccati con mano leggera e al tempo stesso senza infingimenti, senza dolcificanti, per dirla così.
Ma ciò che mi preme dire, qui, è che nelle pagine di M. R. non ho trovato un solo errore di ortografia, nemmeno uno svarione grammaticale, nessun cedimento sintattico. Alle corte: M. R. non apostrofa 'un altro', cazzo!
L'italiano salvato dagli stranieri?

un altro...


Terzo incontro... Prima su due manoscritti inediti, oggi su un quotidiano.
Non credo di essere ipersensibile, e nemmeno di sognare chi sa quale purezza della lingua, ma non riesco più a sopportare la vista di 'un altro' con l'apostrofo. Non posso inghiottire proprio tutto...

mercoledì 25 febbraio 2009

è il testo che desidera, non l'autore

Il desiderio di pubblicare è legittimo, dicevo, ma dovrebbe essere un desiderio esclusivo del testo, non dell'autore. L'autore, come un buon tutore, dovrebbe valutare se il desiderio del testo è legittimo o se è una fantasia poco praticabile (come a esempio quella di un bambino che chiede di guidare un elicottero, spinto dalla visionarietà che tutto può). E poi, dopo aver analizzato bene le richieste del testo, l'autore deve spendersi per il bene del testo stesso, cercandogli con distaccata serenità un editore o dicendogli che deve ancora crescere un po'. Soltanto in questo modo il desiderio di pubblicare assume una valenza concreta e salutare, legata davvero al testo, e non scivola nell'àmbito psicologico, dove il bisogno di affermazione di sé è omologabile a quello di chi fa i provini per il GF.

sabato 21 febbraio 2009

radici


Le radici... Per scrivere bisogna passare attraverso le proprie radici, è vero. Ma si tratta delle radici lessicali, delle forme sintattiche 'naturali', dei modi espressivi acquisiti. Bisogna attraversare queste radici, esplorare i propri artifici retorici, quasi involontari tanto sono propri, per poi staccarsene e risalire fino a giungere a un proprio altrettanto ramificato stile. Queste sono le radici dello scrittore. Niente a che vedere con l'infanzia, il quartiere, i conflitti più o meno roventi e stupidaggini simili.
(Foto di JJ. Fin)

domenica 15 febbraio 2009

scrivere per ridere

Da ottobre ad aprile, tutti i martedì, tengo un corso di scrittura al centro Zoe di Moncalieri. E' un corso anomalo, dove non propongo teorie e non illustro trucchi tecnici, ma mi limito a 'far scrivere', invitando i miei arzilli e non giovani allievi a 'spararla grossa' (così non scatta la paura del giudizio, il senso di inadeguatezza). Bene, in quegli incontri si ride e si scrive con gran gusto, con fisica felicità. Nemmeno uno di loro è lì con il segreto desiderio di pubblicare, ognuno di loro vuole davvero soltanto trarre beneficio dall'atto di scrivere, un beneficio che ho incanalato nella forma della piena risata, nella forma di una parziale vittoria della fantasia più sfrenata e irregolare sulla realtà, almeno per novanta minuti a settimana.
Sono io che imparo.

prepuzio

...e poi bisogna leggere, e districarsi nel gran mare delle uscite, per poter leggere ciò che vale e che varrà, per non doversi pentire del tempo perso.
E non ho perso tempo, senza dubbio, leggendo Il lamento del prepuzio, di Shalom Auslander. Si tratta di un consiglio che ho ricevuto, e che giro ben volentieri.

mercoledì 4 febbraio 2009

olfatto e udito

"Amo aprire i libri e annusarli, sentire l'odore della carta...".
Quando sento questa frase smetto di ascoltare e penso ad altro.

pubblicare


Il termine con cui Facebook invita ad aggiungere elementi quali scritti, foto, commenti o video è 'pubblica'. Chi pubblica su Facebook ovviamente non sostiene di avere pubblicato, così come lo intende lo scrittore. Ebbene, io credo che in un tempo non troppo lontano l'unico modo di pubblicare sarà proprio quello suggerito da Facebook. E così finirà la dannazione per chi si consuma nell'attesa di una risposta da parte dell'editore. Perché poi, alla fine, un testo, sia che galleggi in rete o che resti incagliato in uno scaffale, è un relitto che servirà forse a qualche naufrago, o forse a nessuno, per restare a galla un giorno in più.
(Foto di JJ. Fin).

domenica 25 gennaio 2009

lavoro sporco

Mentre Veleni al Lingotto continua il suo cammino nel mondo, grazie al passaparola e alla rete, ecco che ho finalmente concluso la stesura del mio nuovo romanzo dal titolo Doppio inganno al Valentino. Adesso però comincia il lavoro sporco, il lavoro duro, perché questa prima stesura, per così dire brutale , dovrà ora passare al vaglio di una revisione meticolosa, maniacale, prima sul piano stilistico, poi sintattico, quindi grammaticale e ortografico... Ma soprattutto, dovrò riuscire a leggere il romanzo con occhi diversi dai miei per sentire le incongruenze e gli eccessi di sintesi.
Poi, sarà la volta dei miei dieci fidati revisori...
Il parto, l'uscita nel mondo, è previsto fra circa nove mesi...

lunedì 19 gennaio 2009

non farti domande

Rispondo a R.
Se uno dovesse scrivere solo per rispondere alle domande:
- ma a chi gliene frega di 'ste minchiate?
- a chi glielo propongo?
- chi cazzo le vorrà leggere 'ste sbrodolate?
nessuno avrebbe mai scritto, specie in tempi dove a leggere era il due per cento della popolazione.
Si scrive per altre ragioni, e non è detto che debba essere proprio chi scrive a conoscerle. Sembra un paradosso ma è così. Potremmo quasi dire che si scrive per interposta persona, ignorando però chi sia la 'persona'. Bisogna scrivere pensando esclusivamente all'organizzazione di ciò che si sta scrivendo, all'obiettivo estetico da raggiungere. Si scrive per così dire 'sotto padrone'. Si scrive come se avessimo ricevuto un compito, ed è un compito impartito non alla testa, ma al corpo: il corpo deve fare il suo compito, quindi scrive, così come respira, senza farsi troppe domande.

domenica 18 gennaio 2009

la verità dello scrittore


"A me succede per esempio, dopo aver fatto una affermazione, di venire preso dal sospetto che possa essere vero anche il contrario. Questa è una delle ragioni per cui ho scritto pochi testi di carattere saggistico".
Luigi Malerba, Parole al Vento, Manni Editore
Si è scrittori in misura propozionale alla capacità di dubbio che si possiede. Personalmente, e più in generale, tenderei a frequentare esclusivamente le persone disposte a sottoscrivere la prima frase di Malerba.

sabato 17 gennaio 2009

il segreto


Ieri, dopo anni, mi sono fermato un attimo a guardare i libri del bouquiniste di piazza Carlo Felice, e ho visto un paio di titoli che mi interessavano. Li ho presi e ho dato al ragazzo 20 euro. Lui ha cercato un po' in una scatoletta, poi in tasca, e infine mi ha detto che non aveva il resto. Ho appena accennato il gesto di posare i libri, con l'intenzione di andare in un bar a cambiare la banconota, ma lui ha spinto i due volumi verso di me e ha detto con un sorriso: "Tenga i libri, tenga i libri. Me li paga quando ripassa da qui".
L'ho guardato, ho risposto al sorriso e senza una parola sono partito con i miei libri in mano. E per un attimo ho pensato di essere stato scelto per entrare a far parte di una società segreta, evoluta e silenziosa, di cui quel ragazzo era un esponente, forse un selezionatore...
Un'ora dopo sono tornato con i soldi e gli ho chiesto il nome. Si chiama Francesco. Con una stretta di mano leggermente prolungata, senza far parola, gli ho significato che avevo accettato.

sabato 10 gennaio 2009

parte di


"Questa, in ogni caso, è fra le più belle cose della letteratura: scopri che i tuoi desideri sono universali, che non sei solo, che non sei isolato da nessuno. Sei parte di."
Da una lettera di Francis. S. Fitzgerald a Sheilah Graham

(Foto di JJ. Fin)

giovedì 8 gennaio 2009

fisica e linguaggio


E io non riesco a dire che la neve si scioglie.
A me viene da dire che la neve fonde. E' un fatto di fisica prima ancora che di lingua. Ma tutti dicono che la neve si scioglie, e prima o poi dovrò dirlo anch'io, perché si sa che un errore ripetuto da tutti alla fine diventa la forma corretta. Va bene, dirò ad alta voce che la neve si scioglie, ma tra me e me penserò che fonde.
(Foto di JJ. Fin)

mercoledì 7 gennaio 2009

muto

Entra un tale nel ristorante. Io ho la porta alle spalle. L. lo guarda e mi dice: "E' entrato uno con la faccia da muto". Sto per chiedergli divertito se sia impazzito, e che tipo di faccia sia poi la faccia da muto, ma intanto il tizio si fa avanti per chiedere se c'è posto e così posso vederlo. E trasecolo, perché quel tizio, che parla normalmente, ha davvero la faccia da muto. Ma non saprei proprio dire quali elementi suggeriscano questa impressione, e sono certo che non sono elementi fisici. E poi mi chiedo: "Ma se lo avessi visto io, per primo, avrei colto in lui la faccia da muto?".
Non so perché, ma questa storiella mi fa venire in mente Dostoevskij...