domenica 17 giugno 2007

binari

Il pensiero - vale a dire in generale ciò che penso, le mie idee, le sensazioni, i progetti - è come un treno: può contenere cose e persone, ma per muoversi ha bisogno dei binari. E i binari sono le strutture sintattiche su cui faccio procedere il pensiero, sono le frasi compiute, le parole, i periodi, le congiunzioni, gli avverbi con cui formulo e do forma al pensiero, anche il più banale. Soltanto in questo modo il pensiero, perlomeno il mio, può arrivare a destinazione, ovvero a definirsi e a essere compiuto. Ma soprattutto, soltanto affidando il pensiero a una forma strutturata in frasi definite riesco a capire esattamente ciò che sto pensando. In assenza di binari, le cose e le persone contenute nel pensiero si affollano sulle pensiline in disordinata e irritante attesa, in una confusione di volti e di oggetti da cui non è facile separare il proprio dall'altrui. Alle corte: per sapere che cosa si pensa occorre pensare in forma scritta.

mercoledì 13 giugno 2007

appunti

Ognuno di noi, presto o tardi, viene sfiorato dal sospetto che tutto sia inutile e vano.
I più cercano di non pensarci e reagiscono progettando nuove cose, mentre lo stupido diventa malinconico e poi depresso. Lo stupido, infatti, di solito è anche superbo (in quanto stupido) e soffre perciò al pensiero che il suo 'io' non valga niente.
Poi c'è il saggio: sa da tempo che tutto è inutile e vano, sa che il suo 'io' non vale niente, ma non si deprime, e nemmeno si lancia in nuovi progetti, più o meno nobili, più o meno alti, individuali o collettivi. No, il saggio prende appunti e consiglia a tutti, stupidi e no, di usare molto l'ironia, di ridere di sé e del mondo, perché progetti e depressione possono diventare sinonimi.

mercoledì 6 giugno 2007

saggio o romanzo?

Vi sono autori di saggi storici che desiderano dare un taglio meno ordinario al loro lavoro introducendo brani di colore letterario. Ma ciò è sufficiente? Di solito no. L'imponente mole di dati storici documentali viene infatti appena scalfita dagli stratagemmi di 'adattamento narrativo' adottati per dare al saggio storico una più sbarazzina fisionomia di romanzo. Inoltre, il frenetico srotolarsi di dati, date, nomi e vicende, lungo i capitoli, fa precipitare il lettore in una sorta di vertigine nomenclatoria non compensata da autentici 'effetti di romanzo', poiché i quadri narrativi quasi sempre nascono e muoiono in se stessi, restando privi di quella rete di rimandi interni tra personaggi ed eventi che, artatamente tesa - tipica malizia del romanziere - tiene il lettore in costante attesa di un poi, di uno svelamento.