sabato 28 luglio 2007

internet e antibiotici

Internet è come gli antibiotici. Abbiamo fatto a meno della penicillina per millenni, ma da quando esiste, come è ben noto, la vita media si è allungata. Internet non c’era fino a pochi anni fa, ma ora, grazie a questo mezzo, la vita media si è allargata, ampliata, dilatata, permettendo accessi impossibili, improbabili, impensabili poco tempo fa. Chi scrive dovrebbe tenere conto di questo ‘allargamento’, innervando il suo testo di lateralità e di connessioni.

domenica 22 luglio 2007

per chi si scrive 2

F. mi dice che quel tale autore, pur scrivendo bene, non lo convince del tutto e non sa perché. Gli rispondo che secondo me quell’autore è senza dubbio padrone dei fondamentali, sa usare gli strumenti tecnici, ma è per così dire 'impregnato di presente', e questa scelta lo condiziona, perché gli impedisce di esprimere il 'di più' che invece riescono a esprimere gli autori che osservano meno la religione culturale del loro tempo, quale che essa sia.
Quel ‘di più’ infatti lo esprimono gli autori che scrivono guardando davvero altrove, e per altrove intendo semplicemente un bisogno interno più forte di ogni necessità del momento. A quel ‘di più’, stilisticamente, ci arriva chi non strizza l'occhio al pubblico, ma attinge dal suo proprio sulfureo o scanzonato mondo, producendo opere magari fuori tempo e fuori mercato, ma che regalano al lettore il senso di essere al cospetto di un testo che definirei 'dotato di anima', se sapessi che cosa vuol dire ‘anima’. Se però con 'anima' intendiamo quel sapiente processo tecnico e stilistico (metafore sapienti, accostamenti di aggettivo e sostantivo, capacità di creare attesa...) in grado di indurre nel lettore sia una sorta di febbrile ‘caduta nel testo’ e sia o soprattutto la sensazione di essere il solo beneficiario a goderne, ecco che riusciamo a intravedere una sorta di spartiacque.
Alle corte: i grandi autori parlano sì al pubblico, ma non si tratta del pubblico collettivo, bensì del singolo lettore, che in cambio di questo dorato privilegio onorerà l'autore sentendo quasi fisicamente tutta la forza e l'autenticità del testo.

lunedì 16 luglio 2007

per chi si scrive

La questione è antica: per chi si scrive? Le anime belle dicono di scrivere per sé. Le persone sincere confessano di desiderare su ogni altra cosa la pubblicazione, e così dicendo affermano anch’esse implicitamente – e forse inconsapevolmente - di scrivere per sé. Chi scrive per sé, anima bella o persona sincera che sia, risparmia i soldi dello psicanalista e in ogni caso compie un esercizio buono ed efficace, come il nuoto. Ma è uno scrittore?
Vi sono poi quelli che scrivono per un pubblico predefinito e che producono quindi opere per ragazzi, o per amanti del fantasy, o per seguaci di discipline varie. Costoro svolgono un ruolo utile, conoscono regole e processi, sanno alimentare e anticipare le attese estetiche del loro pubblico. Ma sono scrittori?
C’è poi chi scrive ‘sotto scorta’. Costui scrive sia per sé e sia per un pubblico, ma per così dire in seconda battuta, perché ha scelto in primo luogo di sentirsi osservato, sempre, costantemente, mentre scrive, da un occhio esterno, e si preoccupa di restare degno di quello sguardo. Se l’osservatore esterno è un grande autore, chi scrive sotto la scorta del suo sguardo (non al suo modo, s’intende) potrà in futuro essere definito uno scrittore, ovvero non appena si sentirà in grado di sostituire quell’occhio autorevole con il proprio.

domenica 15 luglio 2007

riti

E' noto che per essere accettati, oggi come ieri, presso determinati gruppi, che per ottenere i gradi di questa o quella disciplina occorre passare attraverso un rito detto di 'iniziazione', grazie al quale non solo la mente, ma anche il corpo del neofita (per via della tensione e dell'ansia che le prove iniziatiche producono) viene per così dire segnato dal rito, affinché la memoria biologica possa riandare da quel momento in poi a un prima del rito e al dopo dell'iniziato.
Per la scrittura, gesto individuale e solitario come altro mai, ha senso ed è possibile essere 'iniziati'? Credo proprio di sì: ha senso, perché rafforza la coscienza - sempre in dubbio nei veri scrittori - di essere appunto uno scrittore; ha senso, inoltre, perché è sempre bene che anche il corpo sappia (in forma ufficiale, giacché è ovvio che il corpo vive ogni nostro atto) e partecipi delle cose della mente; ed è infine possibile, come dirò di seguito, essere iniziati.
La maggior parte degli scrittori, infatti, ha praticato quasi istintivamente il suo proprio rito iniziatico, quando, ad esempio, si è sottoposto per almeno una settimana a levatacce alle cinque del mattino seguite dal quasi immediato impegno al tavolo di scrittura per tre o quattro ore. Solo in questo modo infatti, o altri analoghi ma sempre capaci di piegare il corpo a una prova forte, è possibile conoscere qualcosa di sé e del proprio modo di scrivere.

domenica 1 luglio 2007

centro e periferia

Chiunque abbia mai tentato di stabilizzare un ombrellone su uno scoglio avrà imparato rapidamente questa semplice regola (dopo aver tentato invano, accostando grosse pietre contro lo stelo): per dare stabilità al centro, rappresentato allo stelo, occorre adottare forze che agiscano lontano dal centro stesso, ovvero sulla periferia. E avrà ad esempio praticato quattro fori laterali alla base di una bottiglia di plastica - giova avere sempre con sé un coltellino - nei quali avrà infilato due pezzi di legno lunghi un braccio e disposti a croce piatta. Quattro pietre posate alle estremità dei bracci di questa croce-basamento, ovvero lontano dal centro-stelo, daranno al tutto piena stabilità.
Ma perché raccontare tutto questo? Alle corte: anche nel narrare una storia occorre tenere conto del fatto che il centro si stabilizza agendo sulla periferia, vale a dire che la storia principale reggerà soltanto grazie al sapiente dosaggio di storie periferiche connesse da lontano con quella.
E forse questo principio non vale soltanto per gli ombrelloni e per i romanzi...