domenica 25 gennaio 2009

lavoro sporco

Mentre Veleni al Lingotto continua il suo cammino nel mondo, grazie al passaparola e alla rete, ecco che ho finalmente concluso la stesura del mio nuovo romanzo dal titolo Doppio inganno al Valentino. Adesso però comincia il lavoro sporco, il lavoro duro, perché questa prima stesura, per così dire brutale , dovrà ora passare al vaglio di una revisione meticolosa, maniacale, prima sul piano stilistico, poi sintattico, quindi grammaticale e ortografico... Ma soprattutto, dovrò riuscire a leggere il romanzo con occhi diversi dai miei per sentire le incongruenze e gli eccessi di sintesi.
Poi, sarà la volta dei miei dieci fidati revisori...
Il parto, l'uscita nel mondo, è previsto fra circa nove mesi...

lunedì 19 gennaio 2009

non farti domande

Rispondo a R.
Se uno dovesse scrivere solo per rispondere alle domande:
- ma a chi gliene frega di 'ste minchiate?
- a chi glielo propongo?
- chi cazzo le vorrà leggere 'ste sbrodolate?
nessuno avrebbe mai scritto, specie in tempi dove a leggere era il due per cento della popolazione.
Si scrive per altre ragioni, e non è detto che debba essere proprio chi scrive a conoscerle. Sembra un paradosso ma è così. Potremmo quasi dire che si scrive per interposta persona, ignorando però chi sia la 'persona'. Bisogna scrivere pensando esclusivamente all'organizzazione di ciò che si sta scrivendo, all'obiettivo estetico da raggiungere. Si scrive per così dire 'sotto padrone'. Si scrive come se avessimo ricevuto un compito, ed è un compito impartito non alla testa, ma al corpo: il corpo deve fare il suo compito, quindi scrive, così come respira, senza farsi troppe domande.

domenica 18 gennaio 2009

la verità dello scrittore


"A me succede per esempio, dopo aver fatto una affermazione, di venire preso dal sospetto che possa essere vero anche il contrario. Questa è una delle ragioni per cui ho scritto pochi testi di carattere saggistico".
Luigi Malerba, Parole al Vento, Manni Editore
Si è scrittori in misura propozionale alla capacità di dubbio che si possiede. Personalmente, e più in generale, tenderei a frequentare esclusivamente le persone disposte a sottoscrivere la prima frase di Malerba.

sabato 17 gennaio 2009

il segreto


Ieri, dopo anni, mi sono fermato un attimo a guardare i libri del bouquiniste di piazza Carlo Felice, e ho visto un paio di titoli che mi interessavano. Li ho presi e ho dato al ragazzo 20 euro. Lui ha cercato un po' in una scatoletta, poi in tasca, e infine mi ha detto che non aveva il resto. Ho appena accennato il gesto di posare i libri, con l'intenzione di andare in un bar a cambiare la banconota, ma lui ha spinto i due volumi verso di me e ha detto con un sorriso: "Tenga i libri, tenga i libri. Me li paga quando ripassa da qui".
L'ho guardato, ho risposto al sorriso e senza una parola sono partito con i miei libri in mano. E per un attimo ho pensato di essere stato scelto per entrare a far parte di una società segreta, evoluta e silenziosa, di cui quel ragazzo era un esponente, forse un selezionatore...
Un'ora dopo sono tornato con i soldi e gli ho chiesto il nome. Si chiama Francesco. Con una stretta di mano leggermente prolungata, senza far parola, gli ho significato che avevo accettato.

sabato 10 gennaio 2009

parte di


"Questa, in ogni caso, è fra le più belle cose della letteratura: scopri che i tuoi desideri sono universali, che non sei solo, che non sei isolato da nessuno. Sei parte di."
Da una lettera di Francis. S. Fitzgerald a Sheilah Graham

(Foto di JJ. Fin)

giovedì 8 gennaio 2009

fisica e linguaggio


E io non riesco a dire che la neve si scioglie.
A me viene da dire che la neve fonde. E' un fatto di fisica prima ancora che di lingua. Ma tutti dicono che la neve si scioglie, e prima o poi dovrò dirlo anch'io, perché si sa che un errore ripetuto da tutti alla fine diventa la forma corretta. Va bene, dirò ad alta voce che la neve si scioglie, ma tra me e me penserò che fonde.
(Foto di JJ. Fin)

mercoledì 7 gennaio 2009

muto

Entra un tale nel ristorante. Io ho la porta alle spalle. L. lo guarda e mi dice: "E' entrato uno con la faccia da muto". Sto per chiedergli divertito se sia impazzito, e che tipo di faccia sia poi la faccia da muto, ma intanto il tizio si fa avanti per chiedere se c'è posto e così posso vederlo. E trasecolo, perché quel tizio, che parla normalmente, ha davvero la faccia da muto. Ma non saprei proprio dire quali elementi suggeriscano questa impressione, e sono certo che non sono elementi fisici. E poi mi chiedo: "Ma se lo avessi visto io, per primo, avrei colto in lui la faccia da muto?".
Non so perché, ma questa storiella mi fa venire in mente Dostoevskij...