domenica 30 settembre 2007

competenza

Va detto anche l’ovvio, a volte: la scrittura è una competenza. Voglio dire con questa frase che se si lavora seriamente, con costanza e con umiltà, si arriva prima o poi a governare la sintassi e a organizzare un testo.
Avere acquisito una competenza significa conoscere i fondamentali di una disciplina: saper nuotare e saper andare in bicicletta sono competenze. Ma queste competenze non sono automaticamente connesse con il primato. Infatti, chi sa andare in bicicletta o chi sa nuotare non è e non sarà necessariamente un olimpionico. Così, la competenza nella scrittura, da sola, non porta d’ufficio alla ribalta letteraria. Ma è certo che senza la competenza non si accede a nessun luogo dello scrivere. Quindi, la cosa più importante è chiedersi quanto siamo disposti a sacrificare per la scrittura, in termini di tempo e di pratica quotidiana. Il fatto è che per acquisire la competenza nello scrivere bisogna in qualche modo ‘votarsi’ alla scrittura, considerare il proprio impegno letterario come un secondo lavoro (se non il primo), indipendentemente dai risultati immediati che si colgono.

domenica 23 settembre 2007

il progetto personale

N. dice che il suo unico sogno è quello di pubblicare.

Gli faccio notare che non ha ancora terminato la sua prima scomposta prova, ma capisco, prima di finire la frase, che il suo desiderio di pubblicare nasconde il vero obiettivo, che è quello di apparire.

Taccio, ma vorrei dire che pubblicare e apparire sono esperienze del tutto differenti, quasi sempre non contigue. Soprattutto, vorrei indicargli la gerarchia dei valori, in questo campo. Al primo posto, infatti, ci deve essere il progetto personale, quale a esempio: “Nei prossimi tre anni voglio cambiare casa, comprare un quadro e scrivere un romanzo.” Perché è solo il progetto personale che dà senso a sé e alle cose. Se poi si riesce davvero a comporre il testo, voilà, il traguardo è raggiunto. La eventuale pubblicazione è solo uno dei possibili sviluppi di quel lavoro, non il naturale esito. E non dipende solo dalla qualità dell’opera. Ma se anche il romanzo fosse poi pubblicato, l’evento avrebbe riflessi esclusivamente nel piccolo mondo dei lettori, e non tutti, ovviamente, leggeranno quel libro.

Alle corte: tutto ciò che cosa ha in comune con l’infantile e grossolano desiderio di notorietà?

martedì 18 settembre 2007

concime

Una antica regola alimentare sostiene che il nostro organismo è predisposto, lungo l’arco delle ventiquattro ore, su tre modalità biologiche: da mezzogiorno alle venti è pronto per ricevere il cibo, dalle venti alle sei del mattino seguente lo assimila, dalle sei alle dodici si eliminano le scorie.

Ho già detto che il cervello e l’intestino (i miei, almeno) sono lo stesso organo. E dunque leggo di pomeriggio (il nutrimento), assimilo durante la sera e nel corso della notte evitando dunque di leggere o scrivere in quelle ore, ma scrivo rigorosamente al mattino, per eliminare le eccedenze e le scorie.

E a chi obietta che i libri non sono sterco basta dire che si tratta di concime.

lunedì 10 settembre 2007

i crostini di Gigio

Stiamo bevendo un bicchiere di vino all’osteria L’Achiugheta di Venezia e intanto, dietro il bancone, Gigio, il cameriere, accomoda su un grande piatto numerosi crostini di pane. Poi, con molta concentrazione, distribuisce su ognuno di essi prima un pizzico di sale e dopo una spruzzatina di pepe. Quindi fa scendere su ogni crostino, dalla bottiglia prelevata sul ripiano, un filo d’olio, dosandolo con millimetrica precisione affinché cada proprio al centro e in quantità fissa. Ora osserva il tutto, attende qualche secondo che l’olio venga assorbito dal pane e poi inizia a sistemare sul suo schieramento, con studiata meticolosità, una dopo l’altra, le morbide strisce di peperone arrostito che sceglie attentamente da una ciotola lì vicino. Alla fine riprende il giro, ma questa volta per poggiare con delicatezza due acciughe marinate sopra ognuno degli ormai opulenti crostini. Ecco, adesso il piatto è pronto per essere posto sul bancone, a disposizione dei clienti, ma prima di abbandonarlo, Gigio gli getta ancora un lungo sguardo circolare scrutando al tempo stesso l’insieme e ogni singola parte, come se compisse una sorta di revisione generale.

Ecco, ho detto tra me, è così che si scrive.

uso e etimo

E’ senza dubbio certo che l’unico vero lasciapassare di una parola è al postutto la lingua d’uso, sia per la forma (vespertillo divenne pipistrello nella lingua d’uso e tale oggi è la forma corretta) e sia sul piano semantico (fesso ha allargato il suo senso da participio di fendere fino al noto bonario insulto, e ora fesso allude solo alla stupidità). E tuttavia, nonostante la forza dell'uso, io non riesco a usare il termine esatto per esprimere il concetto di giusto, corretto, tanto risuona forte in me, in quella parola, il participio di esigere. Così come non riesco a dire o scrivere egregio, a causa della presenza del gregge in quell’aggettivo.

Alle corte: l’etimologia è un formidabile argine contro una sorta di naturalezza dell’uso, a causa della quale si tende a far proprie tutte le parole per puro contagio espressivo.

Ma si badi, percepire di tanto in tanto le parole alla luce della loro origine o della loro storia è attività esente da pose di puristi o da schemi ideologici: è solo questione di orecchio.

martedì 4 settembre 2007

deriva

E’ strano che sia invalsa la moda di chiedere agli scrittori opinioni su fatti di cronaca o su idee generali.
Lo scrittore sperimenta parola dopo parola e riga dopo riga quanto sia potente e necessario il dubbio. Chi scrive sa che basta un piccolo evento per abbattere quella sottile barriera di protezione, fatta di certezze e convinzioni, con cui ha rivestito il caos furibondo che lo abita. Scrivere impedisce che questa barriera si rafforzi, scrivere impedisce l’intasamento e neutralizza il desiderio di imporre con rigidità un ordine assoluto a ciò che assoluto non è. Di fatto, chi scrive ha scoperto, anche solo per ragioni di scelte lessicali, che ogni certezza tende a ispessire la barriera, a intasare.
Alle corte: è assurdo chiedere opinioni a chi ha scelto, suo malgrado, il dubbio e l’incertezza, a chi ha reso le sue convinzioni fluttuanti per lasciarle andare un po’ alla deriva…