martedì 30 dicembre 2008

alla ricerca di uno stile

Leggo molti manoscritti.
Agli autori inediti vorrei dire: "Non emulate, non ispiratevi ai generi di successo". Mi capita infatti di incontrare, per esempio, troppi nipotini di Harry Potter, lavori che non saranno mai pubblicati, anche se di buon livello. Il fatto è che Harry Potter satura praticamente da solo quel mercato, definendo nitidamente i contorni di quel genere, sicché c'è davvero poco spazio per gli altri.
Insomma, se proprio si sente il bisogno di seguir le peste altrui, conviene prendere a modello generi o autori non troppo noti, tali da permettere magari anche un perfezionamento di quel genere, di quello stile (Borges ricorda che ci sono stati autori che hanno scritto prima di Kafka e che sono stati resi 'kafkiani' proprio dalla successiva opera di Kafka, nel senso che Kafka ha portato a perfezione una estetica che forse era già nell'aria, ma in forma non così limpida).

lunedì 29 dicembre 2008

dubbio ed esattezza


Per quanto mi riguarda – e così rispondo a S. - io scrivo per esplorare le risorse del linguaggio, la possibilità di dire le cose con esattezza.
Ma da lì nasce la scommessa ulteriore, quella di far stare insieme il desiderio di esattezza espressiva con la mia tendenza al dubbio, incarnato sia da Ribò, su un piano per così dire etico, e sia dal Cardo su un piano più bassamente istintivo.
Il tutto impastato con qualche elemento di comicità (che cerco di evidenziare alle presentazioni...).
(Foto di Luigi Bacco)

domenica 28 dicembre 2008

...dagli vita


Ieri sera, passando sulle strisce pedonali in piazza Bodoni, i miei occhi, d’istinto, senza volerlo, hanno come ritagliato nei segni del selciato una immagine creata dalla semplice usura della vernice bianca, una sorta di figura danzante che con un braccio lancia in alto una seconda figurina danzante. Mi sono fermato (non passavano macchine, per fortuna) e ho fotografato quell’ombra, non so nemmeno io perché. O forse lo so, l’ho fatto per dare ai due personaggini quel bruscolo di vita che il loro profilo antropomorfo sognava.

venerdì 26 dicembre 2008

ogni giorno


Oggi, leggendo un robusto romanzo di un autore inedito, ho imparato due parole che non conoscevo: stollo e greppo (entrambe di ambito agreste). Ovviamente sono corso al vocabolario, ho letto le definizioni, e poi ho interrotto la lettura del manoscritto. Ci tenevo a godermi la scoperta di quelle due nuove parole, scoperta non dovuta alla burocratica lettura del vocabolario, ma alla viva presenza nel testo. Ho anche provato a imbastire due o tre frasi cercando di usare con noncuranza le due parole, ma D. mi ha chiesto se ero pazzo. Ero soltanto felice per avere imparato due parole nuove.
Insomma, anche oggi sono rimasto fedele, in senso lato, al motto che ho rubato a Plinio: nulla dies sine linea, e non c'è bisogno di traduzione.
(Foto di JJ. Fin)

martedì 23 dicembre 2008

acrostico di lusso


Roberta Anau ha confezionato un libro di acrostici rimati sul tema del cibo.
Per le feste si consiglia:
Cogitabonda osservo queste uova
Adagiate in una scatoletta nuova.
Vedo granelli lucidi e brillanti
Incastonati come dei diamanti
Allo stesso costo. Ma la prova
Leva i sensi di colpa e il dente trova
Estasiante atomo sottratto alla cova

due romanzi


Nel suo ultimo romanzo dal titolo Conta le stelle, se puoi (Einaudi), Elena Loewenthal tratteggia la storia di Moise Levi, giovane che parte da Fossano sul finire dell’Ottocento, con il suo carro di stoffe e scampoli, per cercar fortuna a Torino. Ne nasce un affresco di famiglia condotto con improvvise spinte in avanti, a inseguir le storie di figli e nipoti, e con repentini ritorni al passato, a quel carretto da cui tutto ebbe origine, mentre il Novecento scorre e Torino si ingrandisce. Ma ecco che con un semplice espediente narrativo il libro esce dai confini della pur godibile cronaca familiare, una normale storia ebraica in un normale contesto sociale piemontese, per diventare letteratura, qualunque accezione si voglia dare a questa parola. E l’espediente, che inventa la Storia e la riscrive, è la morte di Mussolini, avvenuta per infarto (lo s-ciupùn, alla piemontese), nel 1924, con tutto quel che ne segue. Una morte data quasi per ovvia, storicamente nota, non enfatizzata, proprio come se fosse andata davvero così. Il lettore, a quel punto, si trova di fronte a due romanzi: uno è quello che sta leggendo, l’altro è quello che deve ricostruire, mettendo Moise Levi e i suoi tanti discendenti alle prese con la storia vera, dal 1924 in poi…
(Ecco dunque una delle accezioni di letteratura: c’è letteratura quando un libro ne contiene almeno un altro, totalmente affidato alla immaginazione del lettore).

domenica 21 dicembre 2008

ozio elvetico

Mercoledì 17 dicembre 2008 sono stato a Lugano, ospite della Tv Svizzera, alla trasmissione in diretta dal titolo LATELE, per parlare di ozio e di scrittura, poiché tengo corsi di ozio e scrivo libri. Le due cose, ho spiegato, lungi dall’essere in opposizione, sono addirittura complementari.
Ho citato tra l’altro Maigret, ricordando che lui, quando inizia una inchiesta, ‘ozia’, ovvero si mette in una condizione di passività sorvegliata, non osserva, non opera deduzioni, ma cerca di assorbire l’atmosfera del luogo... Così, grazie all’ozio, raggiunge una più alta soglia percettiva. Soltanto l’ozio, ho aggiunto, consente di potenziare i propri sensi. Durante le nostre fasi attive siamo accecati dall’obiettivo cui tende la nostra azione, e non vediamo i dettagli, non ascoltiamo i suoni e i rumori di sfondo, non percepiamo odori e sapori. Ma si scrive, come diceva Nabokov, con gli occhi e con le orecchie. E quindi bisogna sviluppare i sensi, bisogna oziare.
Così, sotto la sapiente guida dei conduttori, Sandy Altermatt e Daniele Rauseo, che ringrazio qui, insieme con il regista Marco Pagani, abbiamo scherzato e inneggiato all’ozio e alla scrittura per una buona mezz’ora.
Se fossi capace metterei qui allegato il video della trasmissione... Ma mi farò insegnare.

martedì 9 dicembre 2008

la giacca


Oggi, guardando l’interno della mia giacca nuova, con la fodera colorata e le tasche segrete, ho provato per un istante un’ondata di felicità piena e genuina.
Subito dopo, fortunatamente, ho anche pensato di essere davvero idiota, per aver avvertito quella sensazione. E tuttavia, la felicità di quel breve attimo è stata autentica, reale, ovvero è esistita.
Ho deciso di tenere traccia di questo fatterello per ricordarmi che chi scrive non deve mai prescindere dalla realtà.

il luogo per scrivere


Ogni autore sa che ci sono luoghi o situazioni che rendono quasi inevitabile l’atto di scrivere. Quando mangio da solo in una trattoria di campagna, per esempio, mi trovo in una condizione perfetta, sicché quando arriva il caffé sono già alla terza pagina, come in questo momento (la pagina non è questa, questo è il commento che ho interposto alla stesura).
Ogni autore dovrebbe trovare, se ancora non l’ha trovato, il suo ’luogo perfetto’.
P.S.: ogni autore dovrebbe essere in grado di fare a meno del suo ‘luogo perfetto’.