lunedì 10 settembre 2007

i crostini di Gigio

Stiamo bevendo un bicchiere di vino all’osteria L’Achiugheta di Venezia e intanto, dietro il bancone, Gigio, il cameriere, accomoda su un grande piatto numerosi crostini di pane. Poi, con molta concentrazione, distribuisce su ognuno di essi prima un pizzico di sale e dopo una spruzzatina di pepe. Quindi fa scendere su ogni crostino, dalla bottiglia prelevata sul ripiano, un filo d’olio, dosandolo con millimetrica precisione affinché cada proprio al centro e in quantità fissa. Ora osserva il tutto, attende qualche secondo che l’olio venga assorbito dal pane e poi inizia a sistemare sul suo schieramento, con studiata meticolosità, una dopo l’altra, le morbide strisce di peperone arrostito che sceglie attentamente da una ciotola lì vicino. Alla fine riprende il giro, ma questa volta per poggiare con delicatezza due acciughe marinate sopra ognuno degli ormai opulenti crostini. Ecco, adesso il piatto è pronto per essere posto sul bancone, a disposizione dei clienti, ma prima di abbandonarlo, Gigio gli getta ancora un lungo sguardo circolare scrutando al tempo stesso l’insieme e ogni singola parte, come se compisse una sorta di revisione generale.

Ecco, ho detto tra me, è così che si scrive.

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