martedì 6 maggio 2008

il deserto


La Fiera del Libro di Torino è una occasione che può indurre sofferenza, per chi scrive, e perciò bisogna munirsi di antidoti. Ma prima occorre dire di questa sofferenza. L’autore inedito soffre perché fra i mille libri esposti non uno reca il suo nome in copertina. L’autore edito, nella stragrande maggioranza dei casi, ha pubblicato per un piccolo editore e quindi si rende conto subito che la sua creatura è meno che una goccia, nel gran mare dei libri stampati, soffrendo per la smagliante invisibilità nonostante la presenza del volume sul banchetto. L’autore affermato è molto spesso intrappolato nel sottobosco tecnico della giungla editoriale e fatica perciò a cogliere gli eventuali benefici della notorietà (fatti salvi, in pochi, pochissimi casi, i proventi che ne derivano: ma conviene non farci affidamento), soffrendo le ordinarie pene del vivere contemporaneo.

Pietro Grossi, in un recente incontro al Premio Calvino, ha affermato che uno dei pochi vantaggi dell’essere ‘autore affermato’ è quello di scoprire, sebbene in ritardo, la felicità che caratterizzava il suo status precedente, ovvero la felicità di ‘non esistere’.

Dunque, è bene che chi scrive, edito o inedito che sia, entri e caracolli fra gli stand della Fiera del Libro munito di una solida aura forgiata nel piacere sottile, vero e profondo (nulla a che vedere con la volpe e l’uva) di non essere lì: potrebbe accadere di non poter più godere, in futuro, delle gioie del deserto.

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